giovedì 22 settembre 2022

Le urla e l'educazione parentale. Cosa mi ha insegnato il comportamento animale

09 settembre 2022

Questo è un articolo del 2017 ancora in voga sui social. Il contesto sono le urla a scopo educativo, ma io ne approfitto per allargarlo sull'orizzonte della multimedialità nella quotidianità di tutti, grandi e piccini.

Innanzitutto un appunto. Urlare a scopo educativo è senza ombra di dubbio una aberrazione se se ne fa una questione di stile, ma non nascondo che personalmente nell'educare mia figlia a prendere consapevolezza di certi pericoli tra i 6-24 mesi, mi sia tornato utile l'esempio di certi istinti animali che ho valorizzato da veterinario e poi apprezzato da genitore.
Davanti al vetro incandescente di un camino acceso giorno e notte sei mesi l'anno mi son ritrovato a ringhiare per far capire che lì non ci si doveva neppure immaginare di avvicinarsi. Ed ha funzionato. Oppure davanti a un gatto tormentato usato alla stregua di un giocattolo mi son ritrovato ad abbaiare, ottenendo la fine della cattiva condotta nonostante qualche istantanea perplessità del malcapitato felino.
Problemi archiviati con azioni compiute in tutto una o due volte, per la durata di frazioni di secondo. Questa la mia esperienza. Che non è certo garanzia per altre esperienze perché ognuno ha il suo grado di intelligenza emotiva per capire se, come, quando, e quanto.
Un secondo appunto è che purtroppo, tornando allo stile, il fatto di urlare talvolta non è tanto un proposito educativo quanto un modo di essere intrinseco alla persona. E a questo non c'è rimedio veterinario che regga, dal momento che i sedativi possono essere usati in deroga dall'uomo agli animali ma non il contrario per questioni di dosaggio, e pungere un bipede cacofonico risulterebbe comunque abuso di professione (purtroppo).
L'osservazione invece che mi sta a cuore far emergere è che al di là di psicopatiche strategie educative a base di urla o tare genetiche e comportamentali nell'uso delle corde vocali, è la società umana intera da qualche secolo fondata sull'urlo, e come se non bastasse su velocità esasperanti.
Si sa, e lo hanno rappresentato bene i pittori espressionisti ai primi del novecento: urla la macchina, urla l'industria, urla il motore, urla la polvere da sparo, urla la piazza affari, urla il business.
Ma in qualche secolo il fenomeno da vasta scala si è infiltrato su piccola scala. Per cui si sa anche che urla chi vuole dimostrare forza e potere. Urla chi vuole imporre una ragione quando quella ragione non ha basi logiche e non gli resta che il rumore per stordire e far arrendere l'interlocutore all'insensato. Urlano i personaggi di film, di talk-show, di cartoni animati. Urlano le radio, urlano i cantanti. Urlano perfino i rotocalchi e i giornali con le loro grafiche e pubblicità.
Mi soffermo però proprio sui cartoni animati e la musica.
Per scelta non consumo più la televisione fin dal 2002 (e son vent'anni) da quando cioè all'università internet in un telefono (GPRS a 50 kb, a quel tempo) mi ha permesso di navigare in internet con un pc (via porta infrarossi, a quel tempo).
A un certo punto da padre ho avuto anche io però l'esigenza di tenere occupata quei 20 min con cartoni animati mia figlia infante (poi crescendo diventati 40 ma mai più di 60, sporadicamente).
La cosa inquietante che ho rinvenuto è che la velocità di esecuzione dei cartoni animati ha, secondo me, ritmi folli per un cervello in crescita esponenziale come quello di un bambino.
Questo mi è parso confrontando in internet i primi cartoni di qualche decennio fa rispetto a quelli contemporanei. Altre tecnologie senza dubbio, ma probabilmente anche altri scopi "formativi".
Ora rallentare di un 25% la velocità di un cartone nelle piattaforme è cosa risolvibile nell'immediato. Ma nella tv dei nonni? O al cinema? In scienza e coscienza so di portare in quelle occasioni il cervello di mia figlia in trincea. E non mi resta che pregare ad ogni occasione che torni col danno meno peggio. Poi i riscontri si vedono tutti a ridosso della "battaglia" in più o meno transitori stati di agitazione, confusionali, disturbi del sonno... Ma questo è il prezzo da pagare perché "siano al passo coi tempi e ben inseriti nella società", giusto?
Infine, da appassionato di musica, un'ultima considerazione. E invito a verificare con le proprie orecchie. Provate ad ascoltare a velocità rallentata di un 25% (indicato velocità x0,75 nei player musicali) le canzoni di successo del momento, i tormentoni, ma anche qualsiasi altra canzone prodotta in questi ultimi decenni.
Provate dapprima a velocità rallentata, e riprovate a tempo debito la velocità normale. Quale versione vi risulta più piacevole? orecchiabile? comprensibile? apprendibile?
Ecco la mia convinzione è che, come ogni bene culturale di fruizione globale (dal film al libro di testo scolastico) anche la musica sia ormai prodotta per una globale dissonanza cognitiva di massa, sia nei contenuti e che nella forma in cui sono somministrati.
Talvolta ho notato anzi che più un contenuto è demenziale e distruttivo più è imposto e proposto a ripetizione continua a velocità più o meno comprensibili, mentre più un contenuto è critico, profondo e costruttivo più risulta proposto a velocità incomprensibili e irritanti.
Fateci caso. E ognuno faccia le proprie considerazioni, se mai ha la fortuna di poterle ancora fare senza condizionamenti. Cosa non scontata mettendo in discussione idoli e totem.

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