domenica 19 aprile 2015

Abuso di professione, o sopruso del benessere animale?




Questo è un incontro organizzato nel contesto di un Festival dedicato al turismo e alla cultura. 
Un professionista psicologo/psicoterapeuta analizza un tema molto moderno e delicato: gli animali da compagnia fonte di benessere interiore per i proprietari in vacanza.
I soggetti del tema sono due: l'uomo (i proprietari) e l'animale (i cani e i gatti). Tuttavia, a relazionare vi è una sola figura professionale, rivolta ai proprietari.

Allora siamo davanti a due ipotetiche circostanze, una esclude l'altra ma sono tristi entrambe.

Se in questo incontro si è davvero affrontato solo il benessere dei proprietari senza prestare alcuna attenzione anche al benessere del cane e del gatto, che in vacanza affrontano sempre numerosi stress, significa che gli animali sono stati trattati alla stregua di puri oggetti edonici a servizio dell'uomo. E non sarebbe una novità visto che spesso nel mondo occidentale gli animali da compagnia sono oggetto di sfogo di perversioni dei proprietari (nel migliore dei casi estetiche, come nelle toelettature estreme; violente nel peggiore dei casi come per i cani da combattimento).


Se invece in questo incontro è stato affrontato anche il benessere animale, allora si tratta di abuso di professione veterinaria. E anche questa purtroppo è una piaga diffusissima nel mondo dell'informazione, di nicchia (come nel caso di questo incontro) ma anche di massa (tipica l'intervista tele-giornalistica dell'esperto allevatore-addestratore che parla di disturbi comportamentali del cane).
Dubito che nel paese in cui si è tenuto l'evento non ci siano stati medici veterinari pronti a prestare la loro consulenza. Con una semplice ricerca on-line se ne può avere subito una lista con relativi recapiti che lascia l'imbarazzo della scelta.

Ecco allora che questa occasione, è doppiamente triste. Ma non è la prima e non sarà l'ultima. E' solo l'ennesima occasione in cui gli animali o i medici veterinari, i professionisti della loro cura, sono trattati con indifferenza (nel caso dei medici) o pericolosa superficialità (nel caso degli animali).

E pensare che uno studente di medicina veterinaria affronta studi di matematica, fisica, biologia, anatomia, fisiologia, patologia, etologia, clinica (medica, ostetrica, chirurgica) e farmacologia... dei mammiferi (l'uomo, per dire, è un mammifero...e i medici umani studiano "solo" l'uomo).
Ma non solo. Studia anche legislazione, zootecnia, nutrizione, tecnologia degli alimenti (di origine animale), igiene e ispezione degli alimenti (di origine animale), di cui sono professionisti una volta ottenuta la laurea specialistica a ciclo unico (non è previsto il 3+2) solo ed esclusivamente dopo minimo cinque anni di studio.

Concludo questa riflessione con l'osservazione più curiosa. Ossia che se si azzardasse un medico veterinario a parlare di psicologia e psicoterapia dei proprietari di animali (allevatori o semplici proprietari che siano) di cui hanno esperienza tutti i giorni nella loro pratica e di cui indirettamente diventano esperti in pochi anni di attività... sia mai: "apriti o cielo!".
Ma chissà su chi cadrebbe poi la giustizia divina dei fulmini di Zeus.