martedì 26 maggio 2020

2012-2020. Professioni sanitarie in terapia intensiva culturale

25 maggio 2020

Ho cessato l'attività veterinaria neppure cinque anni fa in parte scandalizzato da certe logiche di mercato delle professioni sanitarie rovinate da una politica che le ha rese una sorta di attività in franchising delle multinazionali del farmaco.
Vederle oggi indifferenti all'uso obbligatorio improprio delle mascherine, uno strumento sacro per l'attività medico-chirurgica, è una conferma che quella deriva che intravedevo era solo l'ombra crepuscolare di una notte buia della scienza che sta per oscurare la nostra intera società.

Per me le mascherine rimarranno un indumento da indossare davanti ad animali da visitare, tumori da asportare, infezioni da curare, ossa da aggiustare. 
Doverla portare da sano per proteggermi nella quotidianità dal mio prossimo sano, contro ogni provata giustificazione scientifica, è per me un presagio funesto raggelante.

E lo avevo predetto fin dal 2012 alla mia stessa categoria professionale: la deriva delle professioni sanitarie non può essere che sentinella della deriva dell'intera società.
Eccoci qui appena otto anni dopo.

Auguri Umanità. Sei ufficialmente, con questa pandemia, in #TerapiaIntensivaCulturale